Scuola difficile?
Sarebbe meglio essere esatti, allora, essere onesti, e dire le cose come stanno: chi vuole una scuola “difficile” ovvero con più compiti e bocciature, vuole in realtà una scuola penosa, dolorosa, lacrimevole, miseranda, triste.
Science and Mathematics Interactive LEarning, a lifelong journey.
Una decina di giorni fa avevo accennato qui alla piccola e ammirevole Estonia, solitaria coi suoi smartphone a scuola, mentre il resto d'Europa, Italia in testa, si avvia a proibirli. Ora la ministra dell'Istruzione estone, Kristina Kallas, ha annunciato che a settembre ogni studente avrà un account per accedere all'intelligenza artificiale. I ragazzi dovranno usarla per svolgere alcuni compiti, affinché imparino a conoscerla, a maneggiarla, a individuarne le potenzialità e i limiti, anche a correggerla. È la stessa idea su cui si è basata la didattica con lo smartphone, che la ministra spiega così: "Non vogliamo escludere gli smartphone dall'apprendimento, perché fanno parte della vita quotidiana". Poi ci sono anche i libri, i quaderni e le biro, ma "come possiamo avviare l'alfabetizzazione mediatica senza i telefoni?", dice ancora Kallas. E in quale luogo meglio della scuola, insiste, si può insegnare a distinguere un sito affidabile da uno no, una notizia vera da una falsa, le opportunità e i rischi della vita online?
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Progetto SMILe 2007/08 - Estonia |
Contributo da "La Stampa" - 28/06/2025
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