31 August 2025

Scuola difficile?

 

Da "La Repubblica" - 31/08/2025
 
Qualche punto da condividere...
 
La scuola facile, si dice, penalizza soprattutto le persone più svantaggiate che avranno, se lo avranno, un diploma di serie B. Lo dicono intellettuali di destra ma anche di sinistra, lo dicono personalità politiche, docenti universitari.(...)
 E quando si cerca di capire cosa si intenda per scuola difficile la risposta è quella più ovvia: maggiore durezza nelle valutazioni, più compiti a casa, più selezione, più bocciature. Del resto, è la vita stessa che lo chiede: non è un pranzo di gala, occorre impararlo presto, fin dai banchi di scuola. 
 
(...) È chiaro che la parola “difficile” è usata non nel suo primo significato: “non facile, che richiede quindi sforzo, fatica, attenzione, abilità”, bensì nel secondo, riportato dal vocabolario: “penoso, critico”.
Sarebbe meglio essere esatti, allora, essere onesti, e dire le cose come stanno: chi vuole una scuola “difficile” ovvero con più compiti e bocciature, vuole in realtà una scuola penosa, dolorosa, lacrimevole, miseranda, triste. 
La parola ad Antonio Gramsci...
(...) Scritte fra le mura del carcere quanto emozionano ancora oggi le lettere ai figli nelle quali rievoca la sua educazione nei campi, e quelle alla sorella a parlare del sardo e della necessità di usare quella lingua come palestra di immaginazione. E quando, sui Quaderni, anch’essi compilati nella prigione fascista, individua nell’attivismo un nodo problematico da sciogliere, e nello sforzo un essenziale strumento educativo, sappiamo bene di cosa sta parlando: la figura dell’insegnante non può scomparire, illaissez faire non funziona. «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza». Istruitevi, agitatevi, organizzatevi. 
(...) Dunque, sì alla scuola difficile, che impegna, che fa sforzare. No, un no deciso alla scuola triste.
(...)
 
Una scuola difficile è una scuola lenta, profonda. È una scuola in cui il numero di pagine diminuisce, ma ogni pagina è una finestra per entrare in un mondo. Ed è una scuola in cui non esistono il docente, lo studente e il manuale, ma c’è una intera comunità che cerca il sapere confrontandosi. Una scuola difficile non è una scuola in cui il docente alza l’asticella per far sì che un maggior numero di studenti non riesca a saltarla. Quella è una scuola stronza, e non serve a nessuno. Una scuola difficile è tale in primo luogo per il docente, che dovrà lasciar perdere la cattedra, il manuale, la rassicurante routine, e impegnarsi in un lavoro quotidiano di scavo che richiederà tutta la sua cultura, ma anche tutta la sua passione». Istruiamoci, agitiamoci, organizziamoci. È difficile, mane vale la pena.