18 May 2023

 

Da "Il Fatto quotidiano" - 18/05/23

Fermarsi entro il 2050, non aggiungere più neanche uno scampolo di cemento al suolo ormai occupato al punto da non riuscire più a trattenere quella pioggia tanto necessaria ma diventata, per un drammatico paradosso, una sciagura: è uno storico obiettivo, peccato che la legge che lo prevede non abbia mai visto la luce. La si richiede a ogni nuova tragedia ma giace in Parlamento, in varie versioni, sin dal 2012 quando fu proposta dall’allora ministro delle Politiche agricole, Mario Catania (governo Monti).
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I dati dell’ultimo rapporto Ispra raccontano un scenario disastroso:
nel 2021 sono stati consumati circa due metri quadrati al secondo, cioè 19 ettari al giorno (l’equivalente di 27 campi da calcio), un record negli ultimi dieci anni. “La copertura artificiale del suolo è ormai arrivata al 7,13% rispetto alla media Ue che è del 4,2%”. Non c’è grado di tutela che regga. “Il consumo di suolo è presente all’interno delle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1.270 ettari), entro i 10 km dal mare (+1.353 ettari), in aree a pericolosità idraulica media (+992 ettari), in aree a pericolosità da frana (+371 ettari) e in aree a pericolosità sismica (+2.397 ettari).
IL PIANO Nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici è l’altro grande assente, di fatto una sorta di database con 361 azioni di adattamento raccolte per urgenza, tipologia, tempi e istituzione competente. Soprattutto, con le stime dei costi e dei fondi già
disponibili. È una componente essenziale della Strategia Nazionale di Adattamento è latita nonostante il governo ne avesse assicurato un’accelerazione dopo l’alluvione di Ischia. L’italia è uno degli ultimi Paesi Ue a non averlo. L’opposizione al piano è talmente forte che viene serbato e resuscitato (a parole) al ministero dell’ambiente dal
2016. Nel 2021, l’allora ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ne parlava al Consiglio Ambiente della Ue dicendo che era questione di poco, prima che sparisse dai radar. Dal 2017 la bozza del documento, studiato nel 2016, giaceva in un cassetto nonostante una consultazione pubblica. Dopo i fatti di Ischia, il governo si era impegnato a riprenderlo. A fine gennaio era in consultazione, poi più nulla.