19 December 2022

 Un esempio di Matematica applicata...


Un contributo da • 2° Senior Data scientist at GSK | PhD in Physics | 
 
"𝘊𝘰𝘯𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘶𝘥𝘪𝘰 𝘴𝘶 𝘭𝘢𝘳𝘨𝘢 𝘴𝘤𝘢𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘦𝘯𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘊𝘪𝘯𝘢 𝘦 𝘳𝘦𝘱𝘰𝘳𝘵 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘦𝘯𝘪𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘢𝘭𝘭'𝘐𝘵𝘢𝘭𝘪𝘢, 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘵𝘢𝘴𝘴𝘰 𝘥𝘪 𝘭𝘦𝘵𝘢𝘭𝘪𝘵à 𝘥𝘰𝘷𝘶𝘵𝘰 𝘢𝘭 𝘊𝘰𝘷𝘪𝘥 è 𝘪𝘯𝘧𝘦𝘳𝘪𝘰𝘳𝘦 𝘪𝘯 𝘐𝘵𝘢𝘭𝘪𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘧𝘢𝘴𝘤𝘦 𝘥'𝘦𝘵à, 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘵𝘢𝘴𝘴𝘰 𝘥𝘪 𝘭𝘦𝘵𝘢𝘭𝘪𝘵à 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘦𝘴𝘴𝘪𝘷𝘰 𝘳𝘪𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢 𝘴𝘶𝘱𝘦𝘳𝘪𝘰𝘳𝘦.
𝘚𝘦𝘨𝘯𝘢𝘭𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘥𝘶𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘢𝘳𝘢𝘥𝘰𝘴𝘴𝘰 𝘥𝘪 𝘚𝘪𝘮𝘱𝘴𝘰𝘯 𝘯𝘦𝘪 𝘵𝘢𝘴𝘴𝘪 𝘥𝘪 𝘭𝘦𝘵𝘢𝘭𝘪𝘵à 𝘥𝘦𝘪 𝘤𝘢𝘴𝘪 𝘥𝘪 𝘊𝘖𝘝𝘐𝘋-19."

Quindi in Italia il Covid è stato meno letale che in Cina, ma ce ne possiamo accorgere solo facendo l'analisi in modo corretto, ossia stratificando per fasce d'età.

La frase d'apertura del post, riportata nel paper dal titolo
"Simpson's Paradox in COVID-19 Case Fatality Rates: A Mediation Analysis of Age-Related Causal Effects" (link nel 1° commento),
segnalatomi dal mio collega Alessandro Brozzi, rappresenta uno dei migliori esempi riguardanti il "Paradosso di Simpson".

Difatti, nel tasso di letalità complessivo entra in gioco la distribuzione demografica, che è completamente diversa tra Cina (età media 37 anni) e Italia (età media 46,2 anni).
Poiché il tasso di letalità non è costante nelle diverse fasce d'età ma aumenta all'aumentare dell'età, quando si fanno confronti medi tra popolazioni con distribuzioni demografiche diverse, si cade in pieno nel tranello del paradosso di Simpson, giungendo a conlusioni errate e fuorvianti.

Ovviamente se il tasso di letalità fosse costante per tutte le fasce d'età, questo problema non si porrebbe e non ci sarebbe differenza fra confrontare il tasso di letalità nelle diverse fasce d'età o il tasso di letalità complessivo.

📌 Questa pubblicazione ci espone in modo cristallino un concetto che è stato ribadito più volte durante la pandemia: confrontare i numeri totali di Paesi con distribuzioni demografiche diverse equivale a confrontare ciliegie con avocadi!

 

18 December 2022

 Tutti i metalli preziosi e le terre rare che gli italiani non riescono a riciclare

 

Da "Il Manifesto - 15/12/2022"
 
I Critical Raw Materials, le materie prime critiche, sono tutte quelle materie prime non energetiche che formano i pilastri su cui si fonda il comparto industriale moderno, necessarie per la produzione di una vasta gamma di prodotti e servizi utilizzati nella vita di tutti i giorni e per lo sviluppo delle importanti innovazioni tecnologiche più eco-sostenibili e competitive a livello globale.

Queste tecnologie richiedono una grande quantità di minerali e metalli, con una domanda prevista in continua crescita nei prossimi anni. Si stima, per esempio, che al 2030 l’Europa avrà bisogno di 18 volte più litio e 5 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali per la fabbricazione di batterie per veicoli elettrici e stoccaggio di energia. Nel 2050 questo fabbisogno crescerà a 60 volte di più per il litio e 15 volte di più per il cobalto rispetto ai livelli attuali. Per il neodimio, già nel 2025 potrebbero servire 120 volte l’attuale domanda.
Tali materie prime sono definite critiche perché sono sia di grande importanza per l’economia europea, sia soggette a un elevato rischio di approvvigionamento: la distribuzione non è omogenea ma limitata principalmente a paesi come Cina, Congo, Russia, Turchia, Sud Africa, dove sussistono pratiche lavorative insostenibili.

(...) 
Sono per lo più metalli preziosi e terre rare: oltre a quelli già citati troviamo ferro, alluminio, rame, platino e poi palladio, tungsteno ( il metallo che fa vibrare gli smart phone), gallio e indio ( componenti
dei Led) e si concentrano sostanzialmente nei piccoli RAEE, ovvero apparecchiature illuminanti e altro, come aspirapolvere, macchine per cucire, ferri da stiro, friggitrici, frullatori, computer, stampanti, fax, telefoni cellulari, videoregistratori, apparecchi radio, plafoniere.

(...)

«Una tonnellata di schede elettroniche da telefoni a fine vita contiene in media 276 g di oro, 345 g di argento, 132 kg di rame; se si considerano poi altri componenti, come magneti e antenne integrate ad esempio, l’elenco si allunga con le terre rare (quali ad esempio neodimio, praseodimio e disprosio) che possono raggiungere 2,7 kg per tonnellata di smartphone. Grazie alle tecnologie attuali è possibile riciclare oltre il 96% di questi dispositivi elettronici, recuperando quantità significative di metalli preziosi con gradi di purezza elevati». Lo dice Danilo Fontana, ricercatore Enea e responsabile del progetto Portent (in collaborazione con la Regione Lazio): i ricercatori pensano di riuscire a
recuperare 2,7 kg di componenti da ogni tonnellata di schede di cellulari dismesse, attraverso processi innovativi basati sulla idrometallurgia. (...)
 
In uno smartphone...
























Fotografie dell'autore alla mostra "ELEMENTS" 150° anniversario della tavola periodica degli elementi, organizzata dall'Università di Venezia, ottobre 2019.

30 November 2022

 Gustavo Zagrebelsky: "Altro che merito e umiliazioni in aula si cresce insieme l'eccellenza è un inganno"

 

Da "La Stampa" - 30/11/2022

...E' questa, l'eccellenza? Io credo che non lo sia, che eccellere significhi puntare alla crescita della classe, non del singolo».
E come si fa?
«Nella sua vita un insegnante è molto spesso, quasi sempre, di fronte a un bivio. Ha in classe una quota di bravi e una di non bravi, per le più varie ragioni. Cosa deve fare? Ripetere le stesse cose cento volte con i primi che cominciano a stufarsi per tirare su quelli non bravi? Oppure sacrificare quelli che hanno meno capacità lasciandoli indietro per andare oltre e far avanzare un pezzo di classe, l'avanguardia potremmo dire?».
E' un dilemma risolvibile?
«Non con una regola precisa. Non c'è una risposta generale e astratta. Ma un insegnante consapevole delle proprie responsabilità troverà un modo che passa, io credo, dal far capire ai più capaci che sono loro a doversi far carico degli altri. Superando l'atteggiamento egoistico di chi vuole primeggiare e dedicando molte energie ai meno bravi. Ecco, gli insegnanti che riescono a fare questo sono quelli
che in classe stanno bene».
Quindi porre il merito al centro della formazione è un modo strabico di guardare ai problemi della scuola?
«Una cosa è il merito, un'altra la meritocrazia. Perché il merito più che al potere – kratos - dovrebbe essere collegato alla responsabilità. Il tuo merito deriva da quel che la scuola ti ha offerto, quindi ora devi restituire».
Non mi pare l'idea che va per la maggiore nel governo e anche in un pezzo di centrosinistra.
«Certo, perché l'idea dominante è passare sopra la testa degli altri, fare carriera. ...

 Dove va a finire la loro libertà?».
La scuola italiana è pubblica. Qualcuno in modo spregiativo dice: di massa. Lei scrive, di tutti. Eppure ha tratti di elitarismo, esclusione sociale, segregazione dei meno bravi. Com'è possibile?
«La formazione delle classi è un atto politico che dovrebbe essere discusso da tutti, non affidato a criteri irrazionali come l'indirizzo di casa o le pressioni dei genitori influenti. ...

 Ecco, anche nella scuola mi pare ci siano i sommersi, quelli che hanno meno strumenti e più difficoltà; i salvati perché più studiosi, fortunati o furbi; e poi una vasta area grigia».
Cosa vede nella zona grigia?
«Vedo apatia. E questo mi fa paura. Se pialliamo gli studenti riempendoli di nozioni, uccidiamo la loro creatività e non ci rendiamo conto del danno che facciano alla società tutta intera».
Lei, eresia o utopia, propone anche di abolire i voti. E forse anche l'interrogazione vista, con un po' di sadismo, come interrogatorio.
«L'esame deve servire a controllare la preparazione di base, il terreno minimo per fare un discorso sull'argomento in questione, la capacità di articolare un pensiero autonomo. Il resto non serve. Io nei miei ultimi anni di insegnamento distribuivo solo 30. I miei amici mi chiedevano: ma come? E io: ma non sapete quanti ne ho mandati indietro perché tornassero più preparati sulle basi!».
Il contrario dell'umiliazione.
«Esattamente. Ma le idee che circolano oggi, in tempi di restaurazione dell'autorità quale che sia, viene da chi pensa che la scuola, la classe, gli studenti, gli insegnanti, siano una cosa morta. Da plasmare, manipolare, rendere uniforme. Altri, fortunatamente, pensano che la scuola sia e debba essere una cosa viva. L'incontro con la realtà viene prima di qualsiasi dogma, di qualsiasi assioma pedagogico,
di qualsiasi circolare o linea-guida ministeriale».
Questa politica parla di ragazzi, di studenti, come qualcosa da correggere, raddrizzare, redimere.
«Esattamente. Ed è grave quando questo tipo di messaggio arriva non tanto dal mondo della scuola, ma dall'alto, dal ministro. A me le riforme della scuola sono sempre interessate poco. Perché se vuoi migliorare devi partire dall'esperienza. Ci sono tante energie che andrebbero scoperte, sollecitate. La lezione è il momento principe. Può e deve essere un'ora d'amore appassionato per la conoscenza
che, se hai incontrato una volta, potrebbe accompagnarti per tutta la vita». —

22 November 2022

 Mandelbrot set...


Nel 2004 il cantautore rock statunitense Jonathan Coulton pubblicò un brano intitolato Mandelbrot Set, il cui testo è una perfetta introduzione al mondo sorprendente e mostruoso dei frattali. 

“Pathological monsters!”, 

cried the terrified mathematician 

Every one of them is a splinter in my eye 

I hate the Peano Space 

and the Koch Curve 

I fear the Cantor Ternary Set 

and the Sierpiński Gasket makes me want to cry 

And a million miles away a butterfly flapped its wings

 On a cold November day a man named Benoît Mandelbrot was born 

His disdain for pure mathematics and his unique geometrical insights 

Left him well equipped to face those demons down 

He saw that infinite complexity could be described by simple rules 

He used his giant brain to turn the game around 

And he looked below the storm and saw a vision in his head: 

A bulbous pointy form 

He picked his pencil up and he wrote his secret down:

Take a point called z in the complex plane 

Let z1 be z(quadro)+c

And z 2 is

 

  

And z3 is 

 

 

and so on 

If the series of z’s should always stay 

 Close to z and never trend away 

 That point is in the Mandelbrot Set.

 “Mostri patologici!”, gridò il matematico terrorizzato 

Ognuno di loro è una scheggia nel mio occhio 

Odio lo spazio di Peano e la curva di Koch 

Ho paura dell’insieme ternario di Cantor, il triangolo di Sierpiński mi fa venire voglia di piangere 

 E a un milione di miglia da qui una farfalla batte le ali 

 In un freddo novembre nacque un uomo di nome Benoît Mandelbrot 

Il suo disprezzo per la matematica pura e la sua eccezionale intuizione geometrica 

Lo rese forte per affrontare quei demoni 

Vide che la complessità infinita può essere descritta da regole semplici 

Usò il suo cervello gigante per cambiare le sorti del gioco 

Guardò il temporale laggiù ed ebbe una visione nella sua testa: 

 Una forma bulbosa e appuntita 

Raccolse la sua matita e scrisse il suo segreto: 

Considera un punto z nel piano complesso 

Sia z1 uguale a z(quadro)+c

E z 2 uguale a

 

 

E z3 uguale a

 

 

Se la successione dei vari z dovesse per sempre restare 

Vicina a z e mai divergere

Allora quel punto è nell’insieme di Mandelbrot 

Il testo della canzone e la traduzione in Italiano sono tratti dal libro "Bestiario matematico" di Paolo Alessandrini, Hoepli editore. 

Alcune "semplici" interpretazioni in terza media:


17 November 2022

 Insegnare qualcosa di matematica e scienze

Appunti e riflessioni...il libro si può leggere liberamente nel portale "ilmiolibro"




27 October 2022

 A proposito del Ministero del merito...


Da Il Sole 24 ore del 26 ottobre...

La sfida vera del nostro tempo è formare insegnanti che insegnino a imparare

I processi educativi della scuola italiana e più in generale dei sistemi di
apprendimento degli adulti, si stanno ponendo, seppur timidamente, la domanda su
come adeguarsi alle sfide di una società in così rapida ed intensa evoluzione, nel
pieno della quarta rivoluzione industriale caratterizzata dalle tecnologie digitali.
Un nuovo scenario che richiede alle persone e alle organizzazioni di apprendere
continuamente, disapprendere modelli e categoria consolidate, per riapprendere in
forme nuove e creative le competenze richieste al momento, che presto saranno
sostituite da nuove competenze.
Sono rivoluzionate tutte le categorie dell’apprendimento sulle quali si è fondata e
formata la cultura delle generazioni del passato. Apprendere per tutto l’arco della
vita è la nuova normalità, imparare a imparare, continuamente, per tutto l’arco della
vita, è la competenza chiave, madre di tutte le competenze del nostro futuro.
Nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 4 giugno 2018, troviamo
pubblicata la Raccomandazione del Consiglio relativa alle competenze chiave per
l’apprendimento permanente e la definizione stessa del concetto di competenza,
composta da tre dimensioni tra di loro integrate:
1 La conoscenza, che si compone di fatti e cifre, concetti, idee e teorie che sono già
stabiliti e che forniscono le basi per comprendere un certo settore o argomento;
2 Le abilità, dove si intende sapere ed essere capaci di eseguire processi e applicare
le conoscenze esistenti al fine di ottenere risultati;
3 Gli atteggiamenti, che descrivono la disposizione e la mentalità per agire o reagire
a idee, persone o situazioni.
I modelli formativi tradizionali sono ancora sbilanciati sulla prima dimensione,
quella della trasmissione dei saperi e della valutazione basata sulla dimostrazione di
averli acquisiti.
(...)
Per Carol Dweck, docente di psicologia presso la Stanford University, in un suo
recente libro, tradotto in tutto il mondo e in Italia edito da FrancoAngeli, Mindset.
Cambiare forma mentis per raggiungere il successo il lavoro più importante da fare
è sugli atteggiamenti, prima ancora che sulle conoscenze e per questo è utile passare
da forme di valutazione scolastiche basate prevalentemente sull’abilità dimostrata
sulla singola prestazione, il singolo compito, la capacità di memorizzazione, alla
creazione di contesti che allenino giovani e adulti alla scoperta e acquisizione del
proprio processo di apprendimento, che servirà da base per tutti gli apprendimenti.
Dweck dimostra come la scuola tradizionale rischia di creare quella che definisce
come «mentalità fissa», cioè la convinzione di essere un bambino o un adulto più o
meno intelligente, più o meno di valore, di poter affrontare o evitare le sfide. Viene
fissata la convinzione che l’intelligenza è una qualità innata, così come abilità come
il coraggio, persone portate al successo o alla marginalità. I modelli di valutazione
con i tradizionali voti, i test, non fanno che confermare e fissare queste convinzioni.
Dweck stimola i mondi educativi a sviluppare una forma mentis opposta, definita
«mentalità dinamica», perché l’intelligenza di ogni persona può essere
continuamente sviluppata, così come tutti gli aspetti caratteriali. Un atteggiamento
che alimenta la passione di apprendere, sa accogliere le sfide, apprende dagli
insuccessi, dalla prova andata male, dai successi degli altri, impara dalle critiche,
accetta gli sforzi e si allena alla persistenza.
(...)
È interessante il dibattito che si è aperto sulla parola «merito», per la nuova
definizione del ministero dell’Istruzione e del Merito. La parola merito è per sua
natura polisemica, con più significati attribuiti, spesso in contrasto tra di loro, frutto,
frequentemente, del filtro ideologico dell’osservatore. Il Forum della Meritocrazia
fornisce un preciso significato: uguaglianza delle opportunità, riconoscimento del
talento, valorizzazione del merito, per un Paese equo. L’impatto di questa visione
non permette semplificazioni o scorciatoie in ambito formativo, perché non ci può
essere valorizzazione del merito senza creare le condizioni per la valorizzazione del
potenziale di ogni persona.
Un cambiamento che può iniziare anche con piccole riforme, riforme a costo zero,
ma potenti sul piano simbolico. Mi permetto di suggerirne una, solo apparentemente
provocatoria.
È quella di cambiare il sistema di valutazione scolastica, dove più che valutare la
singola prestazione si valuta il processo di apprendimento attivato. Una prova
insufficiente, non sarà quindi valutata con un voto negativo, ma con un «non ancora
8», cioè per dare il segnale che, seppur la prova non è adeguata, l’identità del
bambino, dell’adolescente, non è fissata nell’insufficienza, ma nel non aver ancora
acquisito la modalità di esprimere una prova eccellente e che dovrà impegnarsi,
accettare sfide, allenare le tante piccole e grandi abilità personali, quelle indicate
nella Raccomandazione dell’Unione europea, che faranno di lui una persona che
potrà valere più di 8. Finora, nel mondo, insegnanti straordinari riescono a gestire
queste nuove modalità di insegnamento. I metodi di questi insegnanti possono
diventare la normalità, per valorizzare il talento e riconoscere il merito di ognuno.
Alle difficoltà di apprendimento, non si risponde abbassando la soglia dell’impegno
e delle sfide, come troppe volte è successo, né tanto meno emarginando ed
espellendo, chi non riesce a raggiungere gli standard minimi richiesti nelle singole
prove.

16 September 2022

 Edgar Morin...cent'anni di saggezza


Da "La Stampa - 14 settembre 2022"

...Dal 1492, anno d'inizio della conquista delle Americhe e della circumnavigazione del globo, siamo entrati nell'era planetaria: quella in
cui tutte le regioni del mondo diventano progressivamente interdipendenti. Fino a oggi dominazione, guerra e distruzione sono state
le principali artefici di questa nuova era. Siamo ancora nell'età del ferro planetaria.
Nel luglio del 1945 un evento decisivo ha conferito all'era planetaria una qualità assolutamente nuova: gli scienziati atomici, la punta
di diamante del progresso scientifico, hanno creato l'arma capace di annientare l'umanità. Dopo le ecatombi di Hiroshima e Nagasaki,
la minaccia si è ingrandita e amplificata: nove nazioni, alcune delle quali fra loro ostili, si sono dotate di armi nucleari e nel complesso
dispongono di un arsenale nucleare di più di tredicimila bombe. Altrettante spade di Damocle che pendono sopra otto miliardi di teste.
Da quel momento il progresso scientifico ha rivelato la sua terrificante ambiguità. La scienza più avanzata è diventata produttrice di
morte per ogni civiltà. La razionalità scientifica ha mostrato il suo volto irrazionale. Il progresso della potenza umana è sfociato
nell'impotenza umana di controllare la propria forza. Ma tutto questo è come anestetizzato dal sonnambulismo generale della nostra
vita quotidiana.
Mezzo secolo fa il rischio ecologico globale di molteplici enormi disastri si è palesato senza che le classi dirigenti e la popolazione ne
prendessero coscienza. Le sue cause non risiedono soltanto nelle energie inquinanti che predominano nelle nostre economie ma
soprattutto nello scatenamento tecnico-industriale volto al rendimento e al profitto, guidato sia dalla frenesia del capitale, sia dalla
volontà di potenza degli Stati. Queste forze possenti dominano le menti umane che le dovrebbero dominare.
Ed è ancora una volta il progresso, nella sua forma tecno-economica, a condurre verso il disastro.


L'antropocene è anche il thanatocene.

(...)
La vera sfida non è cambiare la natura umana ma inibirne il peggio e favorirne il meglio.

Terra!


È possibile delineare, in questa prospettiva, una politica dell'umanità che abbia come scopo quello di perseguire e sviluppare il processo di umanizzazione, inteso come miglioramento delle relazioni fra gli esseri umani, fra le società umane e fra gli uomini e il loro pianeta?

Non potremo eliminare il dispiacere e la morte, ma possiamo aspirare a un progresso nelle relazioni fra esseri umani, individui, gruppi, etnie e nazioni. Rinunciare al migliore dei mondi non significa affatto rinunciare al mondo migliore.
Civilizzare la Terra. Constatiamo la potenza delle forze regressive e il proseguimento della corsa verso l'abisso. Eppure ci restano dei principi di speranza.


Il primo è puntare sull'improbabile. La speranza è nell'improbabile.

Il secondo principio di speranza si fonda sulle possibilità e la creatività della mente umana. Le capacità cerebrali dell'essere umano sono in grandissima parte non sfruttate. Siamo ancora nella preistoria della mente umana. Le sue possibilità sono incommensurabili, non solo per il peggio ma anche per il meglio. Se sappiamo come distruggere il pianeta, abbiamo anche la possibilità di sistemarlo.


Il terzo principio di speranza si fonda sull'impossibilità di durare all'infinito di qualunque sistema che trasformi la società e gli individui in macchine. Qualsiasi macchina ritenuta perfetta avrà sempre dei malfunzionamenti che la incepperanno o addirittura la romperanno. E l'ordine più totale e più implacabile non potrà sfuggire, prima o poi, al secondo principio della termodinamica: l'inesorabile disintegrazione.
La nuova politica umanista di salute pubblica è il grande progetto che può risvegliare le menti prostrate o rassegnate. —

03 September 2022

 Incontri

 

Nuova edizione del romanzo...

Raccontıamo una avventura di coraggıo, amıcızıa e determinazione, che attraversa alcuni tra i momenti più significativi della storia del nostro Paese.

Il romanzo è diviso in scene, le descrizioni di luoghi e situazioni sono affrontate con colori, suoni e rumori in uno stile quasi cinematografico.

Paolo e Francesca, il «Brigante» e il  «Geometra» sono attimi che si muovono lungo «fasci di rette» che  sfiorano la parabola della storia; le loro storie sono «punti di meraviglia matematica», identitari movimenti  intessuti nell’ordito dello spazio-tempo.

Come «il Barocco … piega, piega le pieghe, all’infinito», allo stesso modo si dischiude l’intreccio di queste vite: siano garibaldine o papaline, sabaude o borboniche o genericamente ribelli, esse custodiscono l’orgoglio  del naufragio, «onde infinite»  già in bilico sulla spuma, prima di infrangersi sulla roccia del porto. Come i protagonisti, tutti noi siamo punti di tangenza «descritti dal piano cartesiano che ci contiene».

La macina della Storia costringe, come comprese Nietzsche, al ritorno dell’identico: così, lungo la stessa circonferenza dei Moti del 1848 corrono le rivendicazioni sindacali e le contestazioni studentesche del ‘68; dall’incursione veneziana di Radetzky si giunge, senza accorgersene, agli scandali del Petrolchimico. Il processo svuota il tempio dal suo custode: ma se «la Sibilla proprio non c’era!» , traspare dalle nicchie, a ben vedere, una nuova fonte di luce, che è dichiarazione d’intenti: «la filosofia algebrica» di Borges, che compare sin dall’introduzione e sigilla il racconto.

Scrisse Foucault che  dell’individuo non resta «che un’impronta sulla sabbia». Nondimeno, nella tempesta della Storia Universale, dove il bene e il male cozzano come particelle in un acceleratore del Cern, le nubi si riempiono delle grida degli oppressi e  irrompe dalla nostra tradizione letteraria la folgore del Manzoni ad annunciare il maestrale: «eran le parole più distinte dell’urlio orrendo, che la folla mandava in risposta».


 

27 August 2022

Il futuro con ironia nella scuola come comunità 

Da Il Manifesto - 27/08/22 - Andrea Bagni

...Per tanti anni mi è capitato di arrivare triste e depresso, dopo le rassegne stampa ascoltate in auto, e di uscire invece felice: per quello che avevo vissuto, per quello che avevo sentito e visto negli occhi di ragazze e ragazzi. Gli umani che abitano le aule sono capaci di scoperte, di riconoscimenti, possono creare una comunità di dubbi e domande, conoscenze, desideri, come abbracci che vanno oltre il set scolastico. E rovesciano la mega macchina sempre più burocratica, sempre più ossessionata dalla contabilità di crediti, debiti, rendicontazioni, medie e voti. Miserabili meritocrazie.

Ma forse quello che può arrivare dalle scuole in un certo senso prescinde dall’attività scolastica. Ha a che fare con la dimensione comunitaria, con il campo magnetico di relazioni, di sapere e di affetti; con la pedagogia, come scriveva Pasolini, prodotta anche dalle cose: oggetti, paesaggi, modelli di comportamento e di “abitazione” delle aule. Quando scrive il suo trattatello pedagogico per Gennariello, Pasolini esprime tutto il suo orrore per il nuovo mondo borghese del consumismo universale, della bruttezza generalizzata, dell’edonismo che distrugge i valori dell’autenticità popolare di un tempo. Soprattutto nel mondo giovanile.

E tuttavia, a mezzo secolo di distanza, a me pare che nelle manifestazioni del Friday For Future si sia visto qualcosa d’importante, e di sorprendente. Almeno nella mia città, a Firenze. Intanto la dimensione ecologica ed etica che impegna a sentirsi parte del mondo e non padroni, onnipotenti. Una dimensione etica straordinariamente politica, come già nelle encicliche di Francesco, e già nelle strade piene di giovani del Black Lives Matter.

Ma poi, con molta ironia buffa e corrosiva, una specie paradossale di edonismo ribelle, di consumismo radicale, di disperata vitalità che chiede tempo e spazio, cioè futuro. E che potrebbe essere incompatibile con il mondo borghese neoliberista che la produce.

Per le strade un mare di cartelli, soprattutto di ragazze, scritti a mano con modesti pennarelli, sul retro di cartoni di amazon o di detersivi. Testi che partono spudoratamente da se stesse. 

...Intendiamoci, credo sia una specie di sentimento quello che si manifesta, molto informe e fluido, che emerge ogni tanto. Sembra lontanissimo da qualunque idea di organizzazione, di rappresentanza politica – più o meno quanto le istituzioni politiche sono lontane da queste ragazze e ragazzi. Che nemmeno vedono. E lasciamo perdere la sinistra, che ha realizzato la perfezione che Giorgio Caproni attribuiva a Dio: quella di non esistere. Loro si autorappresentano così, in una esplosione di alterità gioiosa, malgrado tutto. La gioia che è sempre nel ritrovarsi e riconoscersi, però contro.

Può darsi esageri un po’ nelle speranze – peraltro senza una certa dose di fiducia in ragazze e ragazzi non si può fare scuola né parlare di politica – ma a me sembra che questo desiderio e gioia di vivere non siano spento conformismo affine al potere, come lo descriveva Pasolini. Ma possibile conflitto. La sessualità come rivendicazione di libertà e autonomia.

Desiderio ancora di pane e di rose, di amore e di futuro, che forse avvicina ragazze e ragazzi del FFF ai giovani operai con orecchino e tatuaggi della (ex) GKN di Firenze. Quelli che volevano fare una giostra per bambini con i robot della fabbrica. Operai che non sono quelli degli anni 40 o 50 ma nemmeno credo aspirino più all’omologazione con la squallida piccola o grande borghesia. Impossibile. Deprimente.

La lotta di classe non è solo una questione economica, casomai di economia politica.  C’è un piano su cui hanno vinto i padroni. In un’antica vignetta geniale di Altan, quando un compagno dice, Cipputi mi sa che la lotta di classe è finita, lui risponde: Allora qualcuno avverta i padroni, che non continuino da soli. Ecco, hanno continuato. Solo loro. Difficile che perdessero.

 

19 June 2022

 Ancora su: "La Matematica è difficile?"

Un articolo da Robinson del 18/06/22


 Una valutazione storica...


05 May 2022

 

Lavorare sul genere a scuola con coding e robotica educativa

 

Anche l'Indire scopre il deficit di partecipazione delle ragazze nei settori matematico - informatici...

"Metodologie didattiche innovative e questioni di genere sono due temi centrali nel dibattito pedagogico, ma sviluppati in ambiti diversi che ancora troppo raramente si incontrano. Eppure la questione di genere dovrebbe essere parte integrante degli interrogativi da porsi quando si fa didattica e quando la si studia.

Come si può, infatti, innovare senza tener conto della persistenza di divari che, insieme alle differenze socioeconomiche, influiscono ancora pesantemente sulle motivazioni, sulle scelte, sulle carriere scolastiche? E come contrastare stereotipi nella pratica didattica con l’obiettivo di avvicinare le ragazze alle discipline STEM senza aggiornare tecniche e modalità di insegnamento?

Il volume «Lavorare sul genere a scuola con coding e robotica educativa», scritto dalle ricercatrici INDIRE Daniela Bagattini e Beatrice Miotti ed edito da Carocci, partendo dai risultati, letti in ottica di genere, del progetto PON Coding e robotica condotto negli anni 2019-2020, si pone l’obiettivo di creare ponti e trame di dialogo tra esperti di settori differenti, in modo che l’interdisciplinarità, tanto discussa nella scuola, attraversi anche i percorsi di studio e ricerca. Ne sono una prova le due prefazioni: una di Emanuela Abbatecola, sociologa e professoressa associata all’Università di Genova, cofondatrice e direttrice della rivista “ag –AboutGender. International Journal of Gender Studies”, l’altra di Fiorella Operto, vicepresidente della Scuola di Robotica (Genova), che ha contribuito a fondare nel 2000.

Il testo è scaricabile gratuitamente previa registrazione."

 Scarica gratuitamente il volume 

Molti anni fa...

17 March 2022

 La spirale degli andamenti climatici


Questa visualizzazione ipnotizzante presenta le anomalie mensili della temperatura globale tra gli anni 1880-2021.

La "spirale climatica" è una visualizzazione progettata dallo scienziato del clima Ed Hawkins del National Centre for Atmospheric Science, Università di Reading. 
 

 

31 January 2022

 Un libro da consigliare e da commentare in classe

 

Riporto alcune pagine di questo bel lavoro di Luca Novelli che illustra la figura di Nikola Tesla, scienziato e "visionario".