25 November 2024

 

Per le prossime generazioni...


 
(...)L’interesse delle nuove generazioni si tutela anche, se non soprattutto, rendendole consapevoli della crisi ambientale, della sua origine e dei possibili rimedi, perché dovranno dare vita ad una società in armonia con la natura che, come la comunità scientifica sostiene da tempo, deve essere basata su un nuovo modello economico e culturale, essendo quello attuale la causa prima della crisi che stiamo vivendo.
È quindi centrale, in questa prospettiva, l’educazione ambientale.
How climate change mitigation and adaptation can save our world from it's impending crisis
 
(...)Una generazione che abbia piena coscienza della necessità di abbandonare senza ritardi e a qualsiasi costo l’uso dei combustibili fossili è un serissimo pericolo per chi li produce e commercializza. Così aziende come Eni e Liquigas, entrano a gamba tesa nell’educazione ambientale, offrendo assistenza gratuita alla scuola pubblica sotto forma di seminari, documentazione, strumenti didattici vari. 
(...)si vede che l’impiego di fonti fossili non viene mai messo in discussione – è come la terra che gira intorno al sole, un fatto ineluttabile – e il messaggio è che siamo stati noi, con i nostri comportamenti, i colpevoli, e a noi tocca essere più responsabili, dobbiamo smetterla di essere spreconi. Da qui tutti i consigli per consumare meno energia. Consigli giusti, naturalmente, ma di chi ci induce allo spreco non una parola; non una parola su cosa dovrebbero fare loro, le aziende del fossile, per ridurre le emissioni da loro causate. Non possono certo dire la verità, cioè che pur essendoci un accordo internazionale sulla necessità di arrivare al 2050 nella condizione emissioni zero, cioè fossili bruciate zero, le compagnie Oil&Gas continuano a investire senza sosta per trovare e sfruttare nuovi giacimenti.
(...)si trova una stonatura: un multimediale in cui si spiega come la CO2 si possa sotterrare, invece di mandarla in atmosfera, e così il problema è risolto. Si parlasse anche di impianti geotermici, di sistemi di accumulo dell’energia, o altri sistemi tecnologici potrebbe essere giustificato il calarsi in una specifica tecnologia, sulla cui validità e sicurezza si nutrono forti dubbi. Però, si capisce, i giovani vanno abituati subito al fatto che i combustibili fossili si possono continuare a bruciare, tanto poi la CO2 si sotterra.
(...)“La grande cecità” è stata definita quella di continuare a sostenere l’attuale modello economico e culturale, e in questa cecità si vogliono mantenere le nuove generazioni, abbandonandoli a un futuro sempre più dominato da alluvioni, siccità, ondate di calore, fame.


02 November 2024

 Il cubo di Rubik ha 50 anni...


Da "La Stampa" - 2/11/2024

...Rubik, architetto influenzato da Le Corbusier, professore, designer, eroe nazionale ungherese, cinquant'anni fa ha inventato - ma lui dice "scoperto" - il Cubo magico, il Cubo di Rubik per l'appunto, che è stato maneggiato (anche se non risolto) da almeno da una persona su sette in tutto il mondo. Un successo planetario e insieme una fonte di frustrazione globale. «Il Cubo è una metafora esistenziale e sociale».
Professore, allora partiamo subito da qui: in che modo un cubo di plastica può essere la
metafora della vita?
(...) «È così. Il Cubo, così come la vita, è una storia molto colorata e piena di possibilità, almeno per la maggior parte delle persone. A volte non succede nulla, oppure succedono troppe cose, a volte sono belle, altre tragiche. La vita è un mondo in potenza, con tante facce colorate, la cui combinazione dipende da te. È un tentativo. Guardiamo il Cubo che ho sulla mia scrivania: una faccia è di un solo colore, le altre sono un caos. Ma tutto può cambiare molto rapidamente, come la vita. Se hai un'idea e sei abbastanza deciso da andare avanti, a non mollare, dopo un po' di tempo, a volte giorni, a volte anni, raggiungi il tuo obiettivo
qualsiasi esso sia. Il cubo ti insegna a rimanere curioso e a lottare per raggiungerlo».

(...)
Lo scienziato cognitivo Douglas Hofstadter nel 1981 ha scritto che il Cubo «è un'ingegnosa invenzione meccanica, un passatempo, uno strumento di apprendimento, una fonte di metafore, un'ispirazione». Crede che il successo planetario che dura da 50 anni dipenda anche dal fatto che il Cubo sia un'astrazione più o meno universale? «Sì, credo che parte del suo successo derivi dal fatto che è universale, non ha una lingua. È solo un'astrazione condivisibile dall'umanità. Chiunque, bambini o adulti, può giocarci, a prescindere dalla nazionalità, dal livello di istruzione. Trovo però difficile arrivare a una definizione precisa di quale sia il potere del Cubo, di come possa influenzarci. In un certo
senso, è legato alla scienza, che è una parte molto importante della nostra vita. La nostra conoscenza può aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi. Ma il Cubo è anche molto vicino all'arte, che è emotiva. Non è fredda come la scienza, ci fa provare qualcosa. Inoltre, il Cubo è un'esperienza astratta e sensoriale insieme: il contatto è importante, ci fa sentire vivi. Quando ce l'abbiamo tra le mani usiamo insieme la percezione visiva, ne sentiamo la temperatura e l'esperienza del tocco».
(...)