21 December 2024
06 December 2024
Cristina Roccati la donna che «osò» studiare fisica
La sua vita trascorre tra Bologna, Padova e la sua città natale. La vicenda personale e l’opera di Cristina si collocano sullo sfondo dell’illuminismo, del fermento dei salotti e dei caffè letterari. Ma anche della passione per la fisica sperimentale, della diffusione delle teorie di Isaac Newton e della meravigliosa scoperta dell’elettricità. «Come per Celebrata in gioventù e poi velocemente dimenticata la storia della «Virgo rodigina» apre anche uno spaccato sulla scienza e sul ruolo che vi svolsero le donne.
una decisione controcorrente, aveva infatti puntato su di lei anziché sul fratello. La Roccati si laureò nel 1751, appena diciannovenne, e l’anno successivo si trasferì a Padova per continuare la sua formazione con lo studio dell’astronomia e della fisica di Newton.
Costretta a lasciare Padova già nel 1752 a causa dello scandalo finanziario in cui era stato
coinvolto il padre, Roccati si dedicò all’insegnamento della fisica nella sua città natale, rivolgendosi ai membri dell’Accademia dei Concordi che nel 1754 la nominarono loro «Principe». A lei il maestro Matteo Massagrande regala un ritratto che trae ispirazione dall’avvincente vita di questa pioniera. Restituendo così alla storia anche il suo volto: minuto ma dagli occhi grandi e volitivi.
25 November 2024
Per le prossime generazioni...
È quindi centrale, in questa prospettiva, l’educazione ambientale.
02 November 2024
Il cubo di Rubik ha 50 anni...
Professore, allora partiamo subito da qui: in che modo un cubo di plastica può essere la
metafora della vita?
(...) «È così. Il Cubo, così come la vita, è una storia molto colorata e piena di possibilità, almeno per la maggior parte delle persone. A volte non succede nulla, oppure succedono troppe cose, a volte sono belle, altre tragiche. La vita è un mondo in potenza, con tante facce colorate, la cui combinazione dipende da te. È un tentativo. Guardiamo il Cubo che ho sulla mia scrivania: una faccia è di un solo colore, le altre sono un caos. Ma tutto può cambiare molto rapidamente, come la vita. Se hai un'idea e sei abbastanza deciso da andare avanti, a non mollare, dopo un po' di tempo, a volte giorni, a volte anni, raggiungi il tuo obiettivo
qualsiasi esso sia. Il cubo ti insegna a rimanere curioso e a lottare per raggiungerlo».
senso, è legato alla scienza, che è una parte molto importante della nostra vita. La nostra conoscenza può aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi. Ma il Cubo è anche molto vicino all'arte, che è emotiva. Non è fredda come la scienza, ci fa provare qualcosa. Inoltre, il Cubo è un'esperienza astratta e sensoriale insieme: il contatto è importante, ci fa sentire vivi. Quando ce l'abbiamo tra le mani usiamo insieme la percezione visiva, ne sentiamo la temperatura e l'esperienza del tocco».
(...)
14 October 2024
Pi greco "omicida"
In che modo la posizione di problemi oscuri potrebbe aiutare ad affinare le capacità di risoluzione dei problemi e di congettura degli studenti in un'epoca di divisione e polarizzazione, in particolare con il populismo e il sovranismo come strumenti politici preferiti tra politici spesso corrotti e semi-inetti, in molte parti del mondo "civilizzato"?
20 September 2024
29 August 2024
La normalizzazione della scuola...
Oggi la scuola appare sempre più sacrificata a luogo di contenimento del disagio e dei corpi, sempre più orientata a disciplinare piuttosto che a educare e le reazioni sono episodiche e spesso isolate, o vengono talora solo dalla platea degli studenti.
(…) Appare emblematico l’affastellarsi di riforme sulla valutazione, con il sovrapporsi anche qui di due culture, drammaticamente in conflitto tra loro: quella che enfatizza il ruolo del voto (numerico e di condotta) per classificare, premiare e punire, ovvero l’idea di una scuola-tribunale, e quella che viceversa vuole investire sul valore formativo e processuale del momento valutativo, che spesso viene messa alla berlina dai fautori del cosiddetto (finto) merito.
Quasi le stesse parole, di certo la stessa matrice culturale: la definirei demagogica, e non pedagogica. In altre parole, torna a distanza di 15 anni l’idea che la sanzione del comportamento fino alla bocciatura sia una soluzione per i mali della società e che la scuola sia ospedale per i sani, non per i malati: cosa che sappiamo bene non essere vera, senza investimento sulle comunità.
Forse è complicato provare a spiegare a un pubblico generalista quel che bene sanno i docenti quali addetti ai lavori: in una valutazione davvero formativa i voti finali, quelli sulla cui media si assegna la fascia del credito, non dovrebbero nascere dalle medie dei voti alle prestazioni degli studenti, ma sempre da una considerazione per così dire «olistica» del soggetto che apprende. L’enfasi sull’automatismo tra oscillazioni del credito scolastico e il 10 in condotta appare più che altro come un tentativo di condizionamento imposto dall’alto dei criteri di valutazione della comunità scolastica, cosa piuttosto inquietante.
08 June 2024
A proposito di IA e degli ultimi aggiornamenti…
Orgosolo 2023 |
Benjamin Labatut ci ricorda nel suo libro “MANIAC” quale è il peccato originale!
Riporto un estratto
…Jimmy lo mise in chiaro fin da subito. Eravamo lì per costruire la macchina che Turing aveva sognato nel suo articolo del 1937 On Computable Number, with an Application to the Entscheaiungspmblem. Che descrive un calcolatore universale, o « macchina di Turing ». E quella macchina può - in linea di principio - risolvere qualunque problema matematico che le venga presentato in forma simbolica. In qualche modo quel bastardo di un inglese era riuscito a replicare gli stati interni della mente e le capacità di manipolazione simbolica della nostra specie, ma su Carta. Un vero colpo di genio. Il problema è che la macchina di Turing è incredibilmente astratta. Una « testa ›› che legge un nastro di carta infinito. Non una cosa che si possa immaginare come una vera tecnologia. Eppure noi riuscimmo a trasformarla in un calcolatore funzionante e totalmente programmabile. E da lì fu un'esplosione.
L'ENIAC? Un calcolatore fin troppo incensato, se paragonato al nostro. Un carillon che poteva suonare una sola melodia. Se volevi qualcosa di nuovo dovevi fisicamente ricablare tutto. Migliaia di cavi da collegare a mano. Quindi ore, giorni, per qualunque cambiamento nella programmazione. Noi invece costruimmo uno strumento musicale. Un pianoforte a coda. Con la nostra macchina bastava introdurre nuove istruzioni. Cambiare il software senza toccare l'hardware. Ed era anche venti volte più veloce. Con una memoria ad accesso casuale - una RAM. Johnny concepì l`architettura. Il modello logico. Lo stesso che avete sul vostro computer. Non è cambiato di un bit. Meravigliosamente semplice. Solo cinque parti. Meccanismi di input e output e tre unità: una per la memoria, una per la logica e l'aritmetica, e l'unità di controllo - la CPU. Semplicissimo davvero. Ma riuscire a farlo funzionare fu un inferno. Era il 1951. Quindi dovevamo usare residuati bellici e valvole termoioniche che si rompevano senza preavviso. D'estate la stanza si scaldava così tanto che il catrame gocciolava sulla macchina. Mesi di lavoro che andavano in fumo in un istante. E la memoria era incredibilmente fragile. Bastava qualcuno con indosso un maglione di lana perché tutto si cancellasse. O che passasse un’auto o un aereo. Una volta ci entrò dentro un topolino. Morse dei cavi e si incenerì. La macchina la salvammo, ma l'odore non andò più via. Continuò a puzzare di carne carbonizzata, peli strinati e baffi bruciati.
(…)
Quando fai un solitario non hai bisogno di pensare, no? Non devi compiere alcuna scelta, è una cosa quasi del tutto automatica, e tuttavia lui comincia ad accorgersi di uno schema ricorrente - capisce di poter prevedere con un certo grado di accuratezza l'esito della mano dopo appena qualche carta. Allora lo analizza e se ne esce col metodo Monte Carlo, che è essenzialmente un metodo computazionale, un modo per fare previsioni statistiche e risolvere problemi complessi senza affrontarli davvero, ma attraverso una serie di approssimazioni. Poniamo che tu Voglia conoscere le probabilità di vincere una mano di solitario con una particolare disposizione delle carte: normalmente dovresti metterti a fare calcoli, guardare al problema in modo astratto, invece col Monte Carlo giochi un grandissimo numero di mani - diciamo mille - e in base al loro risultato puoi semplicemente osservare e contare il numero di mani vincenti, e da quell'informazione inferire la risposta che ti serve. Il Monte Carlo è un modo di usare la casualità come un'arma, un metodo per vagliare un’immensa quantità di dati e cercare di trarne un significato, una tecnica per fare previsioni e affrontare l’incertezza simulando i molti possibili futuri di situazioni complesse e scegliendo fra le diverse strade che si diramano da eventi aleatori. E‘ incredibilmente potente e anche un po' umiliante, perché rivela i limiti del calcolo tradizionale, del nostro modo logico e razionale di pensare per passi successivi. Venne fuori, inoltre, che era esattamente ciò che serviva al MANIAC per eseguire le vastissime simulazioni numeriche e i complessi calcoli idrodinamici necessari a confermare la fattibilità del progetto Teller-Ulam per la bomba all'idrogeno. E cosi quei dannati aggeggi presero vita all'interno dei circuiti digitali di un calcolatore prima di esplodere nel nostro mondo.
Le armi termonucleari sarebbero state quasi impossibili da realizzare se non fosse stato per il parto della mente di von Neumann. Il destino della sua macchina era legato a quelle armi fin dal suo concepimento, perchè la corsa per costruire la bomba fu accelerata dal desiderio di Johnny di costruire il suo calcolatore, e alla spinta a costruire il MANIAC fu dato nuovo impulso dalla corsa alle armi nucleari. E' spaventoso il modo in cui funziona la scienza. Pensateci per un secondo: la più creativa e la più distruttiva delle invenzioni umane comparvero esattamente nello stesso momento. Una grandissima parte del mondo high-tech in cui viviamo oggi, con la conquista dello spazio e gli straordinari progressi della biologia e della medicina, si deve alla monomania di un singolo uomo e al bisogno di sviluppare i calcolatori elettronici per appurare se una bomba H potesse o meno essere costruita. Oppure pensate a Ulam. Questo matematico polacco per poco non muore, ha un piede, anzi due, nella fossa, ma dal suo scompiglio mentale viene fuori questa tecnica incredibile che apre un nuovo campo nella fisica matematica proprio al momento giusto, proprio quando la giusta tecnologia era lì in attesa. E poi il mondo prende fuoco.
MANIC: Mathematical Analyzer, Numerical Integrator And Computer.
John von Neumann, nato János
Lajos Neumann (1903-1957) matematico, fisico e informatico ungherese
naturalizzato statunitense. Detto Jimmy
Stanisław Marcin Ulam (1909-1984) matematico e fisico polacco naturalizzato statunitense.
Edward Teller (1908 – 2003) fisico ungherese naturalizzato statunitense.
Alan Mathison Turing (1912-1954) matematico, logico, crittografo e filosofo britannico.
Maniac, di Benjamin Labatut, Adelphi, 2023 -The Maniac, Exlibris, 2023
16 May 2024
IL PRINCIPIO DI PAPERT
"Alcuni fra gli stadi più cruciali dello sviluppo mentale sono basati non sulla semplice acquisizione di nuove abilità, bensì sull’acquisizione di nuovi metodi amministrativi per usare ciò che già si conosce."
Seymour Papert, matematica e informatico, assieme ad altri, autore del linguaggio di programmazione LOGO, è citato nel libro "La società della mente" a proposito delle possibili modalità di apprendimento dei bambini, con riferimento agli studi di Piaget...
Tutto parte dalle esperienze fatte da Piaget e altri sulla percezione da parte di bambini di età diverse di situazioni descritte dall'osservazione di oggetti di questo tipo:
Tipica risposta a 5 anni: «Ce n’è di piú nel vaso alto».
Tipica risposta a 7 anni: «È lo stesso, perché è la stessa acqua».
Seguiamo la speigazione di Marvin Minsky, l'autore del libro: "...Questi esperimenti sono stati ripetuti in molti modi e in molti paesi, e sempre con lo stesso risultato: ogni bambino normale prima o poi acquisisce un concetto adulto di quantità, e a quanto pare senza l’aiuto degli adulti! L’età in cui ciò accade può variare, ma il processo appare così universale che non si può fare a meno di supporre che esso rispecchi qualche aspetto fondamentale dello sviluppo della mente.
Consideriamo diverse spiegazioni:
QUANTITÀ: Forse i bambini più piccoli semplicemente non capiscono ancora il concetto fondamentale di quantità, cioè che il volume di liquido rimane lo stesso.
Nei prossimi paragrafi dimostrerò che non impariamo un unico e sottinteso «concetto di quantità». Ogni persona deve anzi costruirsi un’agenzia a molti livelli, che chiameremo Società-del-più, la quale scopre diverse maniere per affrontare le quantità.
ESTENSIONE: I bambini più piccoli sembrano troppo influenzati dalla maggiore estensione spaziale occupata dalle uova distanziate e dalla colonna d’acqua più alta.
Ma la soluzione non può essere tutta qui, perché anche tra gli adulti i più pensano che nel vasetto alto vi sia più acqua, se vedono solo la scena finale e non sanno da dove è stata versata l’acqua! Ecco alcune altre teorie sulle capacità valutative dei bambini più piccoli:
REVERSIBILITÀ: I bambini più grandi prestano più attenzione a ciò che credono resti costante, mentre i più piccoli si occupano più di ciò che è cambiato.
ISOLAMENTO: I bambini più grandi sanno che la quantità d’acqua rimane la stessa, se non vi è stata alcuna perdita, sottrazione, spargimento o aggiunta.
LOGICA: Forse i bambini più piccoli non hanno ancora imparato ad applicare i tipi di ragionamento necessari a comprendere il concetto di quantità.
Ciascuna di queste spiegazioni contiene un po’ di verità, ma nessuna tocca il nocciolo della questione. È chiaro che i bambini più grandi ne sanno di più su questi argomenti e possono fare ragionamenti di tipo più complesso. Ma è ampiamente dimostrato che anche la maggior parte dei bambini piccoli possiedono in grado sufficiente le capacità richieste. Per esempio, possiamo limitarci a descrivere l’esperimento senza compierlo o compiendolo fuori dalla vista del bambino, dietro uno schermo di cartone. Quando spiegheremo ciò che stiamo facendo, buona parte dei bambini più piccoli diranno: «Naturalmente è lo stesso».
Allora qual è la difficoltà? È evidente che i bambini più piccoli possiedono i concetti necessari, ma non sanno quando applicarli!
Si potrebbe dire che fa loro difetto un’adeguata conoscenza circa le loro conoscenze, o che non hanno ancora acquisito gli equilibri necessari per scegliere o padroneggiare le loro moltitudini di agenti con diverse percezioni e priorità. Non basta saper usare molti tipi di ragionamento; si deve anche sapere quali ragionamenti usare nelle diverse circostanze! "
Ecco la proposizione più interessante:
"L’apprendimento è più che una mera accumulazione di capacità; per quante cose apprendiamo, c’è sempre qualcos’altro da imparare sul modo di usare ciò che è già stato appreso."
Spunti da: Marvin Minsky, La società della mente, Adelphi 1989, ebook 2020.
12 March 2024
Mandelbrot su Netflix
08 March 2024
Insegnare è un lavoro. Non è una vocazione
A ciò va affiancato un costante lavoro di critica dei saperi, attraverso la revisione dei testi scolastici, la riflessione sull'uso della lingua. sulle scelte bibliografiche e sulle tematiche. E ancora spazi di parola democratici e momenti di formazione e autoformazione.
gestione e pianificazione diventati stmtturali. Questi ruoli vengono affidati a chi insegna senza prevedere esoneri né una retribuzione adeguata: sono incombenze che si sommano a quelle previste dalla funzione docente liquidate con compensi forfettari irrilevanti. Le scuole, inoltre, sono ormai obbligate a ínseguire costantemente bandi e progetti per trovare le risorse necessarie al proprio funzionamento pratire un'offerta formativa competitiva sul mercato degli Open Day, da cui dipendono il numero di iscritti e di conseguenza i posti di lavoro che si formano. Un'ulteriore carico pagato con somme irrisorie.
La presenza femminile a scuola è all'83 per cento, dato in aumento rispetto al passato.
prestigio sociale. la scuola inoltre continua a reggersi su una schiera di personale precario, le cui condizioni contrattuali sono ancora più svantaggiose, e che deve sottostare ai continui cambi delle regole di immissione in mcrcato e a infiniti ricatti formativi.
Con l'attuale governoil quadro peggiora ulteriormente: Ie libertà di esercitare il nostro lavoro con spirito critico e di manifestare dissenso vengono minate da misure repressive come le recenti modifiche al codice di comportamento dei dipendenti pubblici che allarga alla sfera privata le limitazioni di comportamenti e opinioni.
16 February 2024
Mandelbrot Set
Nel 2004 il cantautore rock statunitense Jonathan Coulton pubblicò un brano intitolato Mandelbrot Set, il cui testo è una perfetta introduzione al mondo sorprendente e mostruoso dei frattali. Nel libro "Bestiario matematico" di Alessandrini, P. (2021) ne viene riportato un brano:
“Mostri patologici!”, gridò il matematico terrorizzato
Ognuno di loro è una scheggia nel mio occhio.
Odio lo spazio di Peano e la curva di Koch
Ho paura dell’insieme ternario di Cantor, il triangolo di Sierpiński mi fa venire voglia di piangere
E a un milione di miglia da qui una farfalla batte le ali.
In un freddo novembre nacque un uomo di nome Benoît Mandelbrot.
Il suo disprezzo per la matematica pura e la sua eccezionale intuizione geometrica
Lo rese forte per affrontare quei demoni.
Vide che la complessità infinita può essere descritta da regole semplici.
Usò il suo cervello gigante per cambiare le sorti del gioco,
Guardò il temporale laggiù ed ebbe una visione nella sua testa:
Una forma bulbosa e appuntita.
Raccolse la sua matita e scrisse il suo segreto:
Considera un punto z nel piano complesso
Sia z1 uguale a z2 + c
E z2 uguale a
E z3 uguale a
e così via.
Se la successione dei vari z dovesse per sempre restare
Vicina a z e mai divergere
Allora quel punto è nell’insieme di Mandelbrot.
Geometria dinamica in classe22 January 2024
Sulla chimica - 1
Queste molecole si formano e agiscono in maniera comprensibile e prevedibile; prevedibile a patto di conoscere il contesto, cioè l’atomo, la molecola in cui è inserito e l’ambiente nel quale opera.
Ecco, questo è molto importante: cercare di prevedere o di capire il comportamento di un atomo in maniera parziale, dire “ l’azoto è pericoloso” o “ il mercurio è velenoso” senza dire in che molecola si trovino o in che ambiente agiscano è totalmente insensato.
L’azoto, per esempio, è un atomo veramente bipolare: messo accanto a un suo omologo, nella molecola N2, è uno degli atomi più tranquilli che esistano, e N2 è una molecola stabilissima ( ce ne accorgeremmo altrimenti: il70% dell’aria che respiriamo è azoto molecolare). Se messo in compagnia di alcuni ossigeni e alcuni idrogeni forma composti noti come nitrati, ovvero le basi dei fertilizzanti; ma gli stessi nitrati, per esempio il nitrato d’ammonio, possono essere combinati con oli combustibili per dare degli esplosivi potentissimi. In compagnia di un acido organico, invece, gli azoti amminici formano i cosiddetti “ amminoacidi”, le basi delle proteine; con buona pace dei filologi (“ azote” significa “ il senza vita”), l’azoto è essenziale per la vita stessa. Il che ci porta a un altro punto importante di questo discorso.
sapere una materia non è sbagliato. Se avete studiato filologia, siete padronissimi di non conoscere la chimica: ma, in questo caso, quando si parla di chimica la cosa giusta da fare sarebbe ascoltare e domandare – magari sfiancare chi parla di domande finché non risulta convincente o finché non trovate una falla nel suo ragionamento - ma non certo esprimere “ la vostra opinione”.
Ricordatevi che parlare di chimica senza sapere cosa stiamo dicendo non è solo azzardato, ma è anche dannoso. Parlare di cose che non si sanno può comunque convincere, formare opinioni, sfornare cittadini con certezze granitiche ma sbagliate, e questo in certi ambiti è eticamente spregevole. Se un giorno il nostro pianeta diventerà inabitabile prima del previsto, sarà colpa anche di quelli che hanno parlato senza sapere cosa stavano dicendo.
20 January 2024
Roma - Liceo Tasso - occupazione e repressione
genitori, bisbigli dei docenti, tranne le motivazioni che hanno spinto i ragazzi a protestare.
Ieri gli studenti e le studentesse del Liceo oggetto della questione, il Tasso, nel pieno centro di Roma, hanno organizzato un «sit-in silenzioso» davanti l’istituto. La storia comincia a dicembre scorso, quando il liceo alle spalle di Via Veneto, viene occupato, come gran parte delle superiori della Capitale.
LA COMUNITÀ studentesca ribadisce le ragioni della protesta: «Vogliamo una società più uguale, studenti e famiglie non devono essere lasciati indietro, servono fondi per il welfare studentesco, l’accesso per tutti all’istruzione e che si prenda una posizione di pace sulle vicende attuali. Alle spese militari, preferiamo fondi per l’istruzione. Chiediamo alla comunità scolastica di concentrarsi su questo ma al nostro grido rispondono con le punizioni. Ci assumiamo le responsabilità di questo atto inteso come libera espressione del pensiero e di manifestare».
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Lavorare sul genere a scuola con coding e robotica educativa Anche l'Indire scopre il deficit di partecipazione delle ragazze nei se...
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Il triangolo di Tartaglia o di Pascal Il Triangolo di tartaglia (chiamato anche di Pascal) è un affascinante costrutto matematico che è st...
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RIUSCIRAI A RISOLVERE QUESTO COMPLICATO PUZZLE? Derek viene intervistato per un lavoro. L'intervistatore è impressionato dalle sue ca...