06 December 2024

 Cristina Roccati la donna che «osò» studiare fisica

 

 Da il "Corriere del Veneto (Treviso e Belluno) · 06 dic 2024"

Cristina Roccati, giovane e coraggiosa amante delle scienze esatte, in vita fu una pioniera che dedicò la sua vita allo studio, trasportando nella provincia veneta l’allora nascente scienza newtoniana. Nasce a Rovigo nel 1732 ma, sostenuta dal padre e animata dal fervore dell’età dei Lumi, così come dal suo grande amore per la fisica, prende presto il volo per diventare la terza donna a laurearsi al mondo. 
 
Rovigo oggi ricorda questa importante rodigina con la mostra «Cristina Roccati. La donna che “osò” studiare Fisica» che si terrà a Palazzo Roncale da oggi fino al 21 aprile 2025.
 
(...) Studentessa «fuori sede», raggiunse la meta a soli 19 anni...frequenta le lezioni all’Università di Bologna, unica studente donna non ancora diciottenne. ...qualche anno dopo, viene nominata Principe dell’Accademia dei Concordi di Rovigo: unica figura femminile a ricevere questo incarico.
La sua vita trascorre tra Bologna, Padova e la sua città natale. La vicenda personale e l’opera di Cristina si collocano sullo sfondo dell’illuminismo, del fermento dei salotti e dei caffè letterari. Ma anche della passione per la fisica sperimentale, della diffusione delle teorie di Isaac Newton e della meravigliosa scoperta dell’elettricità. «Come per Celebrata in gioventù e poi velocemente dimenticata la storia della «Virgo rodigina» apre anche uno spaccato sulla scienza e sul ruolo che vi svolsero le donne. 
 

A Rovigo suscitò infatti molto scalpore che una ragazza di appena 15 anni partisse per Bologna per studiare all’Università. Ancora più incomprensibile risultò l’oggetto dei suoi studi: materie che esulavano dalle strette competenze riservate alle donne. Anche se si era nel secolo dei Lumi, le università continuavano a essere palestra esclusiva per maschi benestanti. Al mondo, solo due donne avevano all’epoca raggiunto la laurea: Elena Cornaro Piscopia e Laura Bassi, la prima all’Università di Padova, la seconda nell’Ateneo bolognese. Cristina giunse a Bologna per studiare logica, filosofia, meteorologia, geometria e fisica. Fu la prima studentessa “fuori sede” della storia. Il padre, con
una decisione controcorrente, aveva infatti puntato su di lei anziché sul fratello. La Roccati si laureò nel 1751, appena diciannovenne, e l’anno successivo si trasferì a Padova per continuare la sua formazione con lo studio dell’astronomia e della fisica di Newton.
Costretta a lasciare Padova già nel 1752 a causa dello scandalo finanziario in cui era stato
coinvolto il padre, Roccati si dedicò all’insegnamento della fisica nella sua città natale, rivolgendosi ai membri dell’Accademia dei Concordi che nel 1754 la nominarono loro «Principe». A lei il maestro Matteo Massagrande regala un ritratto che trae ispirazione dall’avvincente vita di questa pioniera. Restituendo così alla storia anche il suo volto: minuto ma dagli occhi grandi e volitivi.

25 November 2024

 

Per le prossime generazioni...


 
(...)L’interesse delle nuove generazioni si tutela anche, se non soprattutto, rendendole consapevoli della crisi ambientale, della sua origine e dei possibili rimedi, perché dovranno dare vita ad una società in armonia con la natura che, come la comunità scientifica sostiene da tempo, deve essere basata su un nuovo modello economico e culturale, essendo quello attuale la causa prima della crisi che stiamo vivendo.
È quindi centrale, in questa prospettiva, l’educazione ambientale.
How climate change mitigation and adaptation can save our world from it's impending crisis
 
(...)Una generazione che abbia piena coscienza della necessità di abbandonare senza ritardi e a qualsiasi costo l’uso dei combustibili fossili è un serissimo pericolo per chi li produce e commercializza. Così aziende come Eni e Liquigas, entrano a gamba tesa nell’educazione ambientale, offrendo assistenza gratuita alla scuola pubblica sotto forma di seminari, documentazione, strumenti didattici vari. 
(...)si vede che l’impiego di fonti fossili non viene mai messo in discussione – è come la terra che gira intorno al sole, un fatto ineluttabile – e il messaggio è che siamo stati noi, con i nostri comportamenti, i colpevoli, e a noi tocca essere più responsabili, dobbiamo smetterla di essere spreconi. Da qui tutti i consigli per consumare meno energia. Consigli giusti, naturalmente, ma di chi ci induce allo spreco non una parola; non una parola su cosa dovrebbero fare loro, le aziende del fossile, per ridurre le emissioni da loro causate. Non possono certo dire la verità, cioè che pur essendoci un accordo internazionale sulla necessità di arrivare al 2050 nella condizione emissioni zero, cioè fossili bruciate zero, le compagnie Oil&Gas continuano a investire senza sosta per trovare e sfruttare nuovi giacimenti.
(...)si trova una stonatura: un multimediale in cui si spiega come la CO2 si possa sotterrare, invece di mandarla in atmosfera, e così il problema è risolto. Si parlasse anche di impianti geotermici, di sistemi di accumulo dell’energia, o altri sistemi tecnologici potrebbe essere giustificato il calarsi in una specifica tecnologia, sulla cui validità e sicurezza si nutrono forti dubbi. Però, si capisce, i giovani vanno abituati subito al fatto che i combustibili fossili si possono continuare a bruciare, tanto poi la CO2 si sotterra.
(...)“La grande cecità” è stata definita quella di continuare a sostenere l’attuale modello economico e culturale, e in questa cecità si vogliono mantenere le nuove generazioni, abbandonandoli a un futuro sempre più dominato da alluvioni, siccità, ondate di calore, fame.


02 November 2024

 Il cubo di Rubik ha 50 anni...


Da "La Stampa" - 2/11/2024

...Rubik, architetto influenzato da Le Corbusier, professore, designer, eroe nazionale ungherese, cinquant'anni fa ha inventato - ma lui dice "scoperto" - il Cubo magico, il Cubo di Rubik per l'appunto, che è stato maneggiato (anche se non risolto) da almeno da una persona su sette in tutto il mondo. Un successo planetario e insieme una fonte di frustrazione globale. «Il Cubo è una metafora esistenziale e sociale».
Professore, allora partiamo subito da qui: in che modo un cubo di plastica può essere la
metafora della vita?
(...) «È così. Il Cubo, così come la vita, è una storia molto colorata e piena di possibilità, almeno per la maggior parte delle persone. A volte non succede nulla, oppure succedono troppe cose, a volte sono belle, altre tragiche. La vita è un mondo in potenza, con tante facce colorate, la cui combinazione dipende da te. È un tentativo. Guardiamo il Cubo che ho sulla mia scrivania: una faccia è di un solo colore, le altre sono un caos. Ma tutto può cambiare molto rapidamente, come la vita. Se hai un'idea e sei abbastanza deciso da andare avanti, a non mollare, dopo un po' di tempo, a volte giorni, a volte anni, raggiungi il tuo obiettivo
qualsiasi esso sia. Il cubo ti insegna a rimanere curioso e a lottare per raggiungerlo».

(...)
Lo scienziato cognitivo Douglas Hofstadter nel 1981 ha scritto che il Cubo «è un'ingegnosa invenzione meccanica, un passatempo, uno strumento di apprendimento, una fonte di metafore, un'ispirazione». Crede che il successo planetario che dura da 50 anni dipenda anche dal fatto che il Cubo sia un'astrazione più o meno universale? «Sì, credo che parte del suo successo derivi dal fatto che è universale, non ha una lingua. È solo un'astrazione condivisibile dall'umanità. Chiunque, bambini o adulti, può giocarci, a prescindere dalla nazionalità, dal livello di istruzione. Trovo però difficile arrivare a una definizione precisa di quale sia il potere del Cubo, di come possa influenzarci. In un certo
senso, è legato alla scienza, che è una parte molto importante della nostra vita. La nostra conoscenza può aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi. Ma il Cubo è anche molto vicino all'arte, che è emotiva. Non è fredda come la scienza, ci fa provare qualcosa. Inoltre, il Cubo è un'esperienza astratta e sensoriale insieme: il contatto è importante, ci fa sentire vivi. Quando ce l'abbiamo tra le mani usiamo insieme la percezione visiva, ne sentiamo la temperatura e l'esperienza del tocco».
(...)

14 October 2024

 Pi greco "omicida"

In che modo la posizione di problemi oscuri potrebbe aiutare ad affinare le capacità di risoluzione dei problemi e di congettura degli studenti in un'epoca di divisione e polarizzazione, in particolare con il populismo e il sovranismo come strumenti politici preferiti tra politici spesso corrotti e semi-inetti, in molte parti del mondo "civilizzato"?














29 August 2024

 La normalizzazione della scuola...


Da Il Manifesto - 28/08/24

(...)
Il silenzio con cui da qualche anno la scuola dell’autonomia, immersa in un’eterna riforma, accoglie cose che le sottraggono territori di sua esclusiva competenza, dovrebbe stupirci.
Oggi la scuola appare sempre più sacrificata a luogo di contenimento del disagio e dei corpi, sempre più orientata a disciplinare piuttosto che a educare e le reazioni sono episodiche e spesso isolate, o vengono talora solo dalla platea degli studenti.
(…) Appare emblematico l’affastellarsi di riforme sulla valutazione, con il sovrapporsi anche qui di due culture, drammaticamente in conflitto tra loro: quella che enfatizza il ruolo del voto (numerico e di condotta) per classificare, premiare e punire, ovvero l’idea di una scuola-tribunale, e quella che viceversa vuole investire sul valore formativo e processuale del momento valutativo, che spesso viene messa alla berlina dai fautori del cosiddetto (finto) merito.
Riguardo al noto passaggio sulla valutazione della condotta, il disegno si apre con una integrazione alla norma vigente, che comporta che con il 5 in condotta non si è ammessi alla classe successiva. Perché ci sembrava di saperlo già? Forse perché nella scuola italiana il 5 in condotta viene da sempre (storicamente) assegnato in caso di gravissime violazioni comportamentali e queste ultime si correlano, nelle norme vigenti, all’allontanamento dalla comunità scolastica, che è e resta sempre l’extrema ratio in un contesto educativo. Ma già la circolare 3602/2008 del Miur, all’avvento dell’era Gelmini, nell’esplicitare le ragioni delle modifiche apportate allo Statuto degli studenti enfatizzava, come l’attuale compagine di governo, «la funzione educativa della sanzione disciplinare», per rafforzare «la possibilità di recupero dello studente attraverso attività di natura sociale, culturale ed in generale a vantaggio della comunità scolastica».
Quasi le stesse parole, di certo la stessa matrice culturale: la definirei demagogica, e non pedagogica. In altre parole, torna a distanza di 15 anni l’idea che la sanzione del comportamento fino alla bocciatura sia una soluzione per i mali della società e che la scuola sia ospedale per i sani, non per i malati: cosa che sappiamo bene non essere vera, senza investimento sulle comunità.
(...)
E così, il nuovo testo si ripropone di intervenire in modo centralistico nelle competenze degli organi collegiali: questo sia quando introduce modifiche per la valutazione nella scuola del I ciclo, sia quando, per la secondaria di II grado, ridefinisce i criteri con cui attribuire il punteggio più alto nell’ambito della fascia di attribuzione del credito scolastico correlandolo, in forma di automatismo, con il voto in condotta.
Forse è complicato provare a spiegare a un pubblico generalista quel che bene sanno i docenti quali addetti ai lavori: in una valutazione davvero formativa i voti finali, quelli sulla cui media si assegna la fascia del credito, non dovrebbero nascere dalle medie dei voti alle prestazioni degli studenti, ma sempre da una considerazione per così dire «olistica» del soggetto che apprende. L’enfasi sull’automatismo tra oscillazioni del credito scolastico e il 10 in condotta appare più che altro come un tentativo di condizionamento imposto dall’alto dei criteri di valutazione della comunità scolastica, cosa piuttosto inquietante.

Una versione più lunga di questo intervento è pubblicata nell’ebook Verso una svolta autoritaria? L’Italia e l’Europa tra neoliberismo e restrizione della democrazia scaricabile da oggi gratuitamente sul sito del Forum Disuguaglianze e Diversità e su quello di Volere La Luna.

08 June 2024

A proposito di IA e degli ultimi aggiornamenti… 

Orgosolo 2023

Benjamin Labatut ci ricorda nel suo libro “MANIAC” quale è il peccato originale!

Riporto un estratto

…Jimmy lo mise in chiaro fin da subito. Eravamo lì per costruire la macchina che Turing aveva sognato nel suo articolo del 1937 On Computable Number, with an Application to the Entscheaiungspmblem. Che descrive un calcolatore universale, o « macchina di Turing ». E quella macchina può - in linea di principio - risolvere qualunque problema matematico che le venga presentato in forma simbolica. In qualche modo quel bastardo di un inglese era riuscito a replicare gli stati interni della mente e le capacità di manipolazione simbolica della nostra specie, ma su Carta. Un vero colpo di genio. Il problema è che la macchina di Turing è incredibilmente astratta. Una « testa ›› che legge un nastro di carta infinito. Non una cosa che si possa immaginare come una vera tecnologia. Eppure noi riuscimmo a trasformarla in un calcolatore funzionante e totalmente programmabile. E da lì fu un'esplosione.

L'ENIAC? Un calcolatore fin troppo incensato, se paragonato al nostro. Un carillon che poteva suonare una sola melodia. Se volevi qualcosa di nuovo dovevi fisicamente ricablare tutto. Migliaia di cavi da collegare a mano. Quindi ore, giorni, per qualunque cambiamento nella programmazione. Noi invece costruimmo uno strumento musicale. Un pianoforte a coda. Con la nostra macchina bastava introdurre nuove istruzioni. Cambiare il software senza toccare l'hardware. Ed era anche venti volte più veloce. Con una memoria ad accesso casuale - una RAM. Johnny concepì l`architettura. Il modello logico. Lo stesso che avete sul vostro computer. Non è cambiato di un bit. Meravigliosamente semplice. Solo cinque parti. Meccanismi di input e output e tre unità: una per la memoria, una per la logica e l'aritmetica, e l'unità di controllo - la CPU. Semplicissimo davvero. Ma riuscire a farlo funzionare fu un inferno. Era il 1951. Quindi dovevamo usare residuati bellici e valvole termoioniche che si rompevano senza preavviso. D'estate la stanza si scaldava così tanto che il catrame gocciolava sulla macchina. Mesi di lavoro che andavano in fumo in un istante. E la memoria era incredibilmente fragile. Bastava qualcuno con indosso un maglione di lana perché tutto si cancellasse. O che passasse un’auto o un aereo. Una volta ci entrò dentro un topolino. Morse dei cavi e si incenerì. La macchina la salvammo, ma l'odore non andò più via. Continuò a puzzare di carne carbonizzata, peli strinati e baffi bruciati.

(…)

Quando fai un solitario non hai bisogno di pensare, no? Non devi compiere alcuna scelta, è una cosa quasi del tutto automatica, e tuttavia lui comincia ad accorgersi di uno schema ricorrente - capisce di poter prevedere con un certo grado di accuratezza l'esito della mano dopo appena qualche carta. Allora lo analizza e se ne esce col metodo Monte Carlo, che è essenzialmente un metodo computazionale, un modo per fare  previsioni statistiche e risolvere problemi complessi senza affrontarli davvero, ma attraverso una serie di approssimazioni. Poniamo che tu Voglia conoscere le probabilità  di vincere una mano di solitario con una particolare disposizione delle carte: normalmente dovresti metterti a fare calcoli, guardare al problema in modo astratto, invece  col Monte Carlo giochi un grandissimo numero di mani - diciamo mille - e in base al loro risultato puoi semplicemente osservare e contare il numero di mani vincenti, e  da quell'informazione inferire la risposta che ti serve. Il Monte Carlo è un modo di  usare la casualità come un'arma, un metodo per vagliare un’immensa quantità di dati e cercare di trarne un significato, una tecnica per fare previsioni e affrontare l’incertezza simulando i molti possibili futuri di situazioni complesse e scegliendo fra le diverse strade che si diramano da eventi aleatori. E‘ incredibilmente potente e anche un po' umiliante, perché rivela i limiti del calcolo tradizionale, del nostro modo logico e razionale di pensare per passi successivi. Venne fuori, inoltre, che era esattamente ciò che serviva al MANIAC per eseguire le vastissime simulazioni numeriche e i complessi calcoli idrodinamici necessari a confermare la fattibilità del progetto Teller-Ulam per la bomba all'idrogeno. E cosi quei dannati aggeggi presero vita all'interno dei circuiti digitali di un calcolatore prima di esplodere nel nostro mondo.

Le armi termonucleari sarebbero state quasi impossibili da realizzare se non fosse stato per il parto della mente di von Neumann. Il destino della sua macchina era legato a quelle armi fin dal suo concepimento, perchè la corsa per costruire la  bomba fu accelerata dal desiderio di Johnny di costruire il suo calcolatore, e alla spinta a costruire il MANIAC fu dato nuovo  impulso dalla corsa alle armi nucleari. E' spaventoso il modo in cui funziona la scienza. Pensateci per un secondo: la più creativa e la più distruttiva delle invenzioni umane comparvero esattamente nello stesso momento. Una grandissima parte del mondo high-tech in cui viviamo oggi, con la conquista dello spazio e gli straordinari progressi della biologia e della medicina, si deve alla monomania  di un singolo uomo e al bisogno di sviluppare i calcolatori elettronici per appurare se una bomba H potesse o meno essere costruita. Oppure pensate a Ulam. Questo matematico polacco per poco non muore, ha un piede, anzi due, nella fossa, ma dal suo scompiglio mentale viene fuori questa tecnica incredibile che apre un nuovo campo nella fisica matematica proprio al momento giusto, proprio quando la giusta tecnologia era lì in attesa. E poi il mondo prende fuoco.

MANIC: Mathematical Analyzer, Numerical Integrator And Computer.

John von Neumann, nato János Lajos Neumann (1903-1957) matematico, fisico e informatico ungherese naturalizzato statunitense. Detto Jimmy

Stanisław Marcin Ulam (1909-1984) matematico e fisico polacco naturalizzato statunitense.

Edward Teller (1908 – 2003) fisico ungherese naturalizzato statunitense.

Alan Mathison Turing (1912-1954) matematico, logico, crittografo e filosofo britannico.

Maniac, di Benjamin Labatut, Adelphi, 2023 -The Maniac, Exlibris, 2023

16 May 2024

 

IL PRINCIPIO DI PAPERT

"Alcuni fra gli stadi più cruciali dello sviluppo mentale sono basati non sulla semplice acquisizione di nuove abilità, bensì sull’acquisizione di nuovi metodi amministrativi per usare ciò che già si conosce."

 Seymour Papert, matematica e informatico, assieme ad altri, autore del linguaggio di programmazione LOGO, è citato nel libro "La società della mente" a proposito delle possibili modalità di apprendimento dei bambini, con riferimento agli studi di Piaget...

Tutto parte dalle esperienze fatte da Piaget e altri sulla percezione da parte di bambini di età diverse di situazioni descritte dall'osservazione di oggetti di questo tipo:

 Tipica risposta a 5 anni: «Ce n’è di piú nel vaso alto».
Tipica risposta a 7 anni: «È lo stesso, perché è la stessa acqua».

Seguiamo la speigazione di Marvin Minsky, l'autore del libro: "...Questi esperimenti sono stati ripetuti in molti modi e in molti paesi, e sempre con lo stesso risultato: ogni bambino normale prima o poi acquisisce un concetto adulto di quantità, e a quanto pare senza l’aiuto degli adulti! L’età in cui ciò accade può variare, ma il processo appare così universale che non si può fare a meno di supporre che esso rispecchi qualche aspetto fondamentale dello sviluppo della mente.

Consideriamo diverse spiegazioni:

QUANTITÀ: Forse i bambini più piccoli semplicemente non capiscono ancora il concetto fondamentale di quantità, cioè che il volume di liquido rimane lo stesso.

Nei prossimi paragrafi dimostrerò che non impariamo un unico e sottinteso «concetto di quantità». Ogni persona deve anzi costruirsi un’agenzia a molti livelli, che chiameremo Società-del-più, la quale scopre diverse maniere per affrontare le quantità.

ESTENSIONE: I bambini più piccoli sembrano troppo influenzati dalla maggiore estensione spaziale occupata dalle uova distanziate e dalla colonna d’acqua più alta.

Ma la soluzione non può essere tutta qui, perché anche tra gli adulti i più pensano che nel vasetto alto vi sia più acqua, se vedono solo la scena finale e non sanno da dove è stata versata l’acqua! Ecco alcune altre teorie sulle capacità valutative dei bambini più piccoli:

REVERSIBILITÀ: I bambini più grandi prestano più attenzione a ciò che credono resti costante, mentre i più piccoli si occupano più di ciò che è cambiato.

 ISOLAMENTO: I bambini più grandi sanno che la quantità d’acqua rimane la stessa, se non vi è stata alcuna perdita, sottrazione, spargimento o aggiunta.

 LOGICA: Forse i bambini più piccoli non hanno ancora imparato ad applicare i tipi di ragionamento necessari a comprendere il concetto di quantità.

Ciascuna di queste spiegazioni contiene un po’ di verità, ma nessuna tocca il nocciolo della questione. È chiaro che i bambini più grandi ne sanno di più su questi argomenti e possono fare ragionamenti di tipo più complesso. Ma è ampiamente dimostrato che anche la maggior parte dei bambini piccoli possiedono in grado sufficiente le capacità richieste. Per esempio, possiamo limitarci a descrivere l’esperimento senza compierlo o compiendolo fuori dalla vista del bambino, dietro uno schermo di cartone. Quando spiegheremo ciò che stiamo facendo, buona parte dei bambini più piccoli diranno: «Naturalmente è lo stesso».

Allora qual è la difficoltà? È evidente che i bambini più piccoli possiedono i concetti necessari, ma non sanno quando applicarli

Si potrebbe dire che fa loro difetto un’adeguata conoscenza circa le loro conoscenze, o che non hanno ancora acquisito gli equilibri necessari per scegliere o padroneggiare le loro moltitudini di agenti con diverse percezioni e priorità. Non basta saper usare molti tipi di ragionamento; si deve anche sapere quali ragionamenti usare nelle diverse circostanze! "

 

Ecco la proposizione più interessante:

"L’apprendimento è più che una mera accumulazione di capacità; per quante cose apprendiamo, c’è sempre qualcos’altro da imparare sul modo di usare ciò che è già stato appreso."

 Spunti da: Marvin Minsky, La società della mente, Adelphi 1989, ebook 2020.

 

12 March 2024

 Mandelbrot su Netflix


 
Su Netflix un documentario con intervista a Mandelbrot, molto interessante. 
Adatto anche per una terza media che pratica software di geometria dinamica.


08 March 2024

 Insegnare è un lavoro. Non è una vocazione

Come insegnanti riteniamo sia necessario un approccio pedagogico radicale. fondato su una prospettiva interdisciplinare e intersezionale, un'educazione basata sul consenso, dal nido alluniversítå capace di parlare di affettività come un saper stare in relazione con se e con gli altri.
A ciò va affiancato un costante lavoro di critica dei saperi, attraverso la revisione dei testi scolastici, la riflessione sull'uso della lingua. sulle scelte bibliografiche e sulle tematiche. E ancora spazi di parola democratici e momenti di formazione e autoformazione.
(...)  Una è la questione degli adeguamenti salariali, nonostante i recenti esigui aumenti con i livelli di inflazione attuali, il nostro è oggi considerato lavoro povero. A questo si aggiunge il peso del cosiddetto lavoro sommerso l'insegnamento viene socialmente percepito ancora come una sorta di part-time a stipendio pieno, senza tenere conto che con l'autonomia scolastica le mansioni sono aumentate. dilatando i tempi di lavoro. L'organizzazione degli istituti scolastici si regge su ruoli di coordinamento,
gestione e pianificazione diventati stmtturali. Questi ruoli vengono affidati a chi insegna senza prevedere esoneri né una retribuzione adeguata: sono incombenze che si sommano a quelle previste dalla funzione docente liquidate con compensi forfettari irrilevanti. Le scuole, inoltre, sono ormai obbligate a ínseguire costantemente bandi e progetti per trovare le risorse necessarie al proprio funzionamento pratire un'offerta formativa competitiva sul mercato degli Open Day, da cui dipendono il numero di iscritti e di conseguenza i posti di lavoro che si formano. Un'ulteriore carico pagato con somme irrisorie.
La presenza femminile a scuola è all'83 per cento, dato in aumento rispetto al passato. 
Cosa centra tutto questo con l'essere lavoratrici donne? Nel parare di “femminilizzazione" del comparto scuola,  Marcella Parioli evidenzia la persistente concezione del compito educativo come qualcosa di “naturalmente" destinato alle donne, un prolungamento del molo materno. che non solo associa la cura al femminile, ma deprofessionalizza l'insegnamento, equiparandolo a una forma di accudimento. Non è un caso che spesso si faccia riferimento al lavoro docente come a una missione, una vocazione, termini afßtto neutri che alimentano una retorica che fa da formidabile copertura ideologica di una svalutazione sociale dell'istruzione. Di fatto, più il contenuto culturale si specializza più viene affidato a docenti maschi. Laddove invece è maggiore la presenza delle donne, si trovano stipendi più bassi e minore
prestigio sociale. la scuola inoltre continua a reggersi su una schiera di personale precario, le cui condizioni contrattuali sono ancora più svantaggiose, e che deve sottostare ai continui cambi delle regole di immissione in mcrcato e a infiniti ricatti formativi.
Con l'attuale governoil quadro peggiora ulteriormente: Ie libertà di esercitare il nostro lavoro con spirito critico e di manifestare dissenso vengono minate da misure repressive come le recenti modifiche al codice di comportamento dei dipendenti pubblici che allarga alla sfera privata le limitazioni di comportamenti e opinioni.  
 
Articolo da "Domani" - 8 marzo 2024 - Cattive maestre

16 February 2024

 Mandelbrot Set

Nel 2004 il cantautore rock statunitense Jonathan Coulton pubblicò un brano intitolato Mandelbrot Set, il cui testo è una perfetta introduzione al mondo sorprendente e mostruoso dei frattali. Nel libro "Bestiario matematico" di Alessandrini, P. (2021) ne viene riportato un brano:

“Mostri patologici!”, gridò il matematico terrorizzato

Ognuno di loro è una scheggia nel mio occhio.

Odio lo spazio di Peano e la curva di Koch


 

 

 

 

 

 

Ho paura dell’insieme ternario di Cantor, il triangolo di Sierpiński mi fa venire voglia di piangere


 

E a un milione di miglia da qui una farfalla batte le ali.

In un freddo novembre nacque un uomo di nome Benoît Mandelbrot.

Il suo disprezzo per la matematica pura e la sua eccezionale intuizione geometrica

Lo rese forte per affrontare quei demoni.

Vide che la complessità infinita può essere descritta da regole semplici.

Usò il suo cervello gigante per cambiare le sorti del gioco,

Guardò il temporale laggiù ed ebbe una visione nella sua testa:

Una forma bulbosa e appuntita.

Raccolse la sua matita e scrisse il suo segreto:

Considera un punto z nel piano complesso

Sia z1 uguale a z2 + c

E z2 uguale a

 

 

E z3 uguale a 

 

 e così via.

Se la successione dei vari z dovesse per sempre restare

Vicina a z e mai divergere

Allora quel punto è nell’insieme di Mandelbrot.

Geometria dinamica in classe

22 January 2024

 Sulla chimica - 1


(...) la chimica descrive la realtà esattamente come ognuno di noi descriverebbe una serie tv – trova la risoluzione più adatta per capire quello che sta succedendo e per tentare di prevederne l’evoluzione. È chiaro che gli atomi non sono delle letterine in un quadrato, e che ogni atomo è fatto di protoni, neutroni ed elettroni, e che a loro volta queste particelle subatomiche sono composte di altre particelle ancora più minute: ma, se il tuo scopo è sapere che succede alle condizioni ordinarie, la temperatura e la pressione della vecchia madre terra, te ne puoi allegramente fregare nel 99.99% dei casi. A queste condizioni, gli atomi si scambiano fra loro e formano famiglie, clan, partiti o anche file ordinate – i chimici le chiamano molecole, complessi, polimeri.

Queste molecole si formano e agiscono in maniera comprensibile e prevedibile; prevedibile a patto di conoscere il contesto, cioè l’atomo, la molecola in cui è inserito e l’ambiente nel quale opera.
Ecco, questo è molto importante: cercare di prevedere o di capire il comportamento di un atomo in maniera parziale, dire “ l’azoto è pericoloso” o “ il mercurio è velenoso” senza dire in che molecola si trovino o in che ambiente agiscano è totalmente insensato.

L’azoto, per esempio, è un atomo veramente bipolare: messo accanto a un suo omologo, nella molecola N2, è uno degli atomi più tranquilli che esistano, e N2 è una molecola stabilissima ( ce ne accorgeremmo altrimenti: il70% dell’aria che respiriamo è azoto molecolare). Se messo in compagnia di alcuni ossigeni e alcuni idrogeni forma composti noti come nitrati, ovvero le basi dei fertilizzanti; ma gli stessi nitrati, per esempio il nitrato d’ammonio, possono essere combinati con oli combustibili per dare degli esplosivi potentissimi. In compagnia di un acido organico, invece, gli azoti amminici formano i cosiddetti “ amminoacidi”, le basi delle proteine; con buona pace dei filologi (“ azote” significa “ il senza vita”), l’azoto è essenziale per la vita stessa. Il che ci porta a un altro punto importante di questo discorso.

 
(...)
Conoscere la chimica sta diventando sempre più urgente nella nostra vita, se non altro perché c’è un pianeta intorno a noi che ce lo ricorda, avvolgendoci nel suo crescente calore giorno dopo giorno. Se voi poteste ricordarvi una cosa sola di questo lungo discorso, vorrei che teneste a mente questo: non
sapere una materia non è sbagliato. Se avete studiato filologia, siete padronissimi di non conoscere la chimica: ma, in questo caso, quando si parla di chimica la cosa giusta da fare sarebbe ascoltare e domandare – magari sfiancare chi parla di domande finché non risulta convincente o finché non trovate una falla nel suo ragionamento - ma non certo esprimere “ la vostra opinione”.

Ricordatevi che parlare di chimica senza sapere cosa stiamo dicendo non è solo azzardato, ma è anche dannoso. Parlare di cose che non si sanno può comunque convincere, formare opinioni, sfornare cittadini con certezze granitiche ma sbagliate, e questo in certi ambiti è eticamente spregevole. Se un giorno il nostro pianeta diventerà inabitabile prima del previsto, sarà colpa anche di quelli che hanno parlato senza sapere cosa stavano dicendo.

Marco Malvaldi da "Robinson" - 21/01/24

20 January 2024

 Roma - Liceo Tasso - occupazione e repressione


Sit in silenzioso davanti al liceo capitolino, dopo la propaganda del ministro Valditara a favore delle sospensioni e dei 5 in condotta. La scuola ha fatto una lista con i 30 che a dicembre avevano occupato, 170 si sono autodenunciati in solidarietà Questa è la cronaca di come una banale dialettica tra studenti occupanti e dirigenza scolastica, meritevole tuttalpiù delle pagine locali, sia diventata, a causa della propaganda (del governo e dell’opposizione), una questione nazionale dove tutto è esposto, chat dei
genitori, bisbigli dei docenti, tranne le motivazioni che hanno spinto i ragazzi a protestare.
Ieri gli studenti e le studentesse del Liceo oggetto della questione, il Tasso, nel pieno centro di Roma, hanno organizzato un «sit-in silenzioso» davanti l’istituto. La storia comincia a dicembre scorso, quando il liceo alle spalle di Via Veneto, viene occupato, come gran parte delle superiori della Capitale.
(...) Il preside, Paolo Pedullà, decide di adottare una linea molto dura e propone agli organi collegiali, che si pronunceranno nei prossimi giorni, per gli studenti 10 giorni di sospensione (8 con attività socialmente utili) più 5 in condotta al primo quadrimestre. A questo punto la destra interviene pubblicamente, leggendo nelle azioni del dirigente un assist alle politiche securitarie e di repressione del dissenso del governo, come la revisione della condotta in senso restrittivo, il decreto Caivano, la criminalizzazione dei movimenti giovanili ambientalisti.
(...)
G. (DOCENTE) ammette di sentirsi confuso (!!!) dalle accuse di repressione: «Abbiamo solo applicato il regolamento, come doveroso. Se non avesse parlato Valditara non sarebbe scoppiato questo putiferio. Come me, molti professori sono al sit in perché pensano che i temi di cui hanno discusso i ragazzi durante la settimana di occupazione, transfemminismo, inclusione, ambientalismo, siano tutti meritevoli, certo ora il dialogo fra le parti va ricostruito».

LA COMUNITÀ studentesca ribadisce le ragioni della protesta: «Vogliamo una società più uguale, studenti e famiglie non devono essere lasciati indietro, servono fondi per il welfare studentesco, l’accesso per tutti all’istruzione e che si prenda una posizione di pace sulle vicende attuali. Alle spese militari, preferiamo fondi per l’istruzione. Chiediamo alla comunità scolastica di concentrarsi su questo ma al nostro grido rispondono con le punizioni. Ci assumiamo le responsabilità di questo atto inteso come libera espressione del pensiero e di manifestare». 

Da "Il Manifesto" -  20/01/2024