18 December 2022

 Tutti i metalli preziosi e le terre rare che gli italiani non riescono a riciclare

 

Da "Il Manifesto - 15/12/2022"
 
I Critical Raw Materials, le materie prime critiche, sono tutte quelle materie prime non energetiche che formano i pilastri su cui si fonda il comparto industriale moderno, necessarie per la produzione di una vasta gamma di prodotti e servizi utilizzati nella vita di tutti i giorni e per lo sviluppo delle importanti innovazioni tecnologiche più eco-sostenibili e competitive a livello globale.

Queste tecnologie richiedono una grande quantità di minerali e metalli, con una domanda prevista in continua crescita nei prossimi anni. Si stima, per esempio, che al 2030 l’Europa avrà bisogno di 18 volte più litio e 5 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali per la fabbricazione di batterie per veicoli elettrici e stoccaggio di energia. Nel 2050 questo fabbisogno crescerà a 60 volte di più per il litio e 15 volte di più per il cobalto rispetto ai livelli attuali. Per il neodimio, già nel 2025 potrebbero servire 120 volte l’attuale domanda.
Tali materie prime sono definite critiche perché sono sia di grande importanza per l’economia europea, sia soggette a un elevato rischio di approvvigionamento: la distribuzione non è omogenea ma limitata principalmente a paesi come Cina, Congo, Russia, Turchia, Sud Africa, dove sussistono pratiche lavorative insostenibili.

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Sono per lo più metalli preziosi e terre rare: oltre a quelli già citati troviamo ferro, alluminio, rame, platino e poi palladio, tungsteno ( il metallo che fa vibrare gli smart phone), gallio e indio ( componenti
dei Led) e si concentrano sostanzialmente nei piccoli RAEE, ovvero apparecchiature illuminanti e altro, come aspirapolvere, macchine per cucire, ferri da stiro, friggitrici, frullatori, computer, stampanti, fax, telefoni cellulari, videoregistratori, apparecchi radio, plafoniere.

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«Una tonnellata di schede elettroniche da telefoni a fine vita contiene in media 276 g di oro, 345 g di argento, 132 kg di rame; se si considerano poi altri componenti, come magneti e antenne integrate ad esempio, l’elenco si allunga con le terre rare (quali ad esempio neodimio, praseodimio e disprosio) che possono raggiungere 2,7 kg per tonnellata di smartphone. Grazie alle tecnologie attuali è possibile riciclare oltre il 96% di questi dispositivi elettronici, recuperando quantità significative di metalli preziosi con gradi di purezza elevati». Lo dice Danilo Fontana, ricercatore Enea e responsabile del progetto Portent (in collaborazione con la Regione Lazio): i ricercatori pensano di riuscire a
recuperare 2,7 kg di componenti da ogni tonnellata di schede di cellulari dismesse, attraverso processi innovativi basati sulla idrometallurgia. (...)
 
In uno smartphone...
























Fotografie dell'autore alla mostra "ELEMENTS" 150° anniversario della tavola periodica degli elementi, organizzata dall'Università di Venezia, ottobre 2019.

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